Questo non è un'anime o un manga, bensì una leggenda giapponese.
E' il nome di un tipo di yurei, un fantasma giapponese in grado di ritornare nel mondo dei vivi per cercare vendetta.
Benché esistano onryō di sesso maschile, la maggior parte di quelli rappresentati nel teatro kabuki sono di sesso femminile. Indifesi da vivi, questi spettri hanno sofferto in vita per via del proprio marito o amante. Una volta morte, le onryō diventano potentissime e cercan
o il proprio riscatto.
Origini:
Secondo la tradizione giapponese il mondo dei morti (Yomi) è separato da quello dei vivi da una sorta di purgatorio, una specie di area di attesa in cui transitano le anime dei defunti prima di trasferirsi definitivamente nello Yomi. Le anime che si trovano in questo stato, animate da emozioni forti come amore, odio, gelosia o dolore possono comparire nuovamente nel mondo dei vivi, per scagliare la propria maledizione su chi, in vita, le ha tormentate.
Vendetta:
Benché mossi dal senso di vendetta, gli onryō molto difficilmente seguono la filosofia occidentale della "vendetta giustificata", o più semplicemente del bene e del male, e spesso la loro collera finisce per colpire irrazionalmente, non solo quindi l'effettivo oggetto della vendetta, ma chiunque si trovi ad avere a che fare con esso.
Uno degli esempi più famosi di onryō nel folklore giapponese è la storia di Oiwa, tratta dallo Yotsuya Kaidan. In questa storia il marito rimane assolutamente illeso, benché continui ad essere vittima del tormento psicologico della defunta moglie, ritornata sotto forma di onryō.
Origini:
Secondo la tradizione giapponese il mondo dei morti (Yomi) è separato da quello dei vivi da una sorta di purgatorio, una specie di area di attesa in cui transitano le anime dei defunti prima di trasferirsi definitivamente nello Yomi. Le anime che si trovano in questo stato, animate da emozioni forti come amore, odio, gelosia o dolore possono comparire nuovamente nel mondo dei vivi, per scagliare la propria maledizione su chi, in vita, le ha tormentate.
Vendetta:
Benché mossi dal senso di vendetta, gli onryō molto difficilmente seguono la filosofia occidentale della "vendetta giustificata", o più semplicemente del bene e del male, e spesso la loro collera finisce per colpire irrazionalmente, non solo quindi l'effettivo oggetto della vendetta, ma chiunque si trovi ad avere a che fare con esso.
Uno degli esempi più famosi di onryō nel folklore giapponese è la storia di Oiwa, tratta dallo Yotsuya Kaidan. In questa storia il marito rimane assolutamente illeso, benché continui ad essere vittima del tormento psicologico della defunta moglie, ritornata sotto forma di onryō.
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